• arte

    InSEDIAmenti – itinerario artistico

    Dopo un così complesso anno scolastico il chiostro della scuola secondaria di I grado Giuseppe Piermarini (Istituto Comprensivo Foligno 1) si colora di speranze, emozioni, gratitudine. L’Itinerario artistico InSEDIAmenti, curato da Maria Grazia Guglielmi e Michelangelo Matilli con l’aiuto prezioso dei docenti e dei collaboratori scolastici, è stato possibile grazie all’immaginazione e al lavoro di studenti e studentesse di tutte le classi che, negli anni, hanno dato vita a queste opere.

    Ogni volta che riflettiamo sul significato di apprendimento creativo non ci riferiamo a una semplice trasmissione di conoscenze, ma all’ idea di una configurazione del pensiero, che ristruttura se stesso costantemente, che si evolve per costruire prima una rappresentazione mentale e poi un prodotto significativo, dunque qualcosa di visibile, tangibile e concreto.

    In questo contesto, ogni ambiente di apprendimento, è soprattutto un sistema di relazioni dinamiche e reciproche tra i suoi componenti, uno spazio aperto e interattivo, un contenitore flessibile, mutevole, sempre cooperativo e condivisibile.

    Insediamenti Poesia

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    InSEDIAmenti: un itinerario artistico in divenire

    InSEDIAmenti: questo temporaneo allestimento, continuamente in divenire, si propone come itinerario artistico rivolto alla possibilità di esplorare lo spazio progettuale della creativitá.

    Il suo obiettivo è far maturare la consapevolezza che ciascuno di noi, ovunque si trovi, nel percepire la realtà sensibile che lo circonda, dispone della capacità di immaginare e, successivamente, di trasformare quell’esperienza nell’attitudine alla “doppia visione”,all’andare Oltre, una soglia invisibile, aperta che attraversiamo continuamente per stabilire connessioni reciproche, dinamiche tra noi e il mondo, per costruire dimensioni nuove, mutevoli, talvolta poetiche.

    Insediamenti

    Questo duplice sguardo su noi stessi e sul contesto quotidiano della nostra esistenza è lo strumento più prezioso che abbiamo cercato di valorizzare e condividere, oltrepassando il limite fisico di qualunque aula e del tempo misurabile di una lezione.

    INsediamenti Leone d'argento

    Il lavoro si fonda sulla convinzione che ci “appartiene” non solo ciò che realizziamo, ma anche quello che comprendiamo, che modifica il nostro punto di vista, nutre pensieri, sentimenti, emozioni e che può essere affidato a chi, dopo di noi, saprà non solo averne cura, ma anche arricchirlo di senso e di ulteriori possibilità espressive.

    Da sedie dimenticate a… InSEDIAmenti.

    Le nostre 40 sedie, un tempo accantonate e dimenticate in un ripostiglio, provenienti da un’ex aula di informatica, destinate al degrado e alla rottamazione, sono diventate “luoghi abitati e abitabili”, spazi vitali capaci di dialogare con la realtà e la fantasia, di dare voce a chi non può esprimersi, di entrare in relazione con il passato, il presente e con quel futuro che progettiamo ogni giorno.

    Sono tutte sedie tematiche o dedicate a giornate simbolicamente importanti.

    Insediamenti Gioia

    Si possono riunire o posizionare singolarmente; si rivelano interscambiabili tra loro, ricollocabili ovunque. Nella loro complessa semplicità cercano non solo di suscitare riflessioni e domande, ma anche stupore e sorrisi da condividere insieme all’osservatore.

    Infine, quello che si rivela, attraverso le voci mutevoli che animano i nostri “inSEDIAmenti”, è l’espressione corale di un sentimento di gratitudine che possiamo rivolgere verso tutto ciò che nella vita è sempre  “fonte d’ispirazione”, che ci sorprende, ci interroga, ci responsabilizza, offrendoci l’opportunità di apprezzare ciò che, per libera scelta, per caso, o per destino semplicemente accade intorno a noi.


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    Ringraziare desidero

    Poesia di Mariangela Gualtieri


    In quest’ora della sera
    da questo punto del mondo.

    Ringraziare desidero il divino
    per la diversità delle creature
    che compongono questo singolare universo,
    per la ragione,
    che non cesserà di sognare
    un qualche disegno del labirinto
    e l’uccello leggero che vola oltre, più in alto, più su.

    Ringraziare desidero per l’amore,
    che ci fa vedere gli altri come li vede la divinità,
    per il pane e il sale,
    per il mistero della rosa
    che prodiga colore e non lo vede.

    Insediamenti amicizia

    Ringraziare desidero
    per l’arte dell’amicizia,
    per l’ultima giornata di Socrate,
    per le parole che in un crepuscolo furono dette
    da una croce all’altra,
    per i fiumi segreti e immemorabili
    che convergono in noi,
    per il mare, che è un deserto risplendente
    e una cifra di cose che non sappiamo
    per il prisma di cristallo e il peso di ottone,
    per le strisce della tigre,
    per l’odore medicinale degli eucaliptus,
    e la speranza, la fiducia, la lavanda.

    Ringraziare desidero
    per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
    per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
    per la consuetudine,
    che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
    per il mattino, che ci procura l’illusione di un inizio,
    per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
    per il coraggio e la felicità degli altri,
    per la patria, sentita nei gelsomini
    per lo splendore del fuoco
    che nessun umano può guardare senza uno stupore antico
    e per il mare che è il più dolce fra tutti gli dei.

    Ringraziare desidero perché
    sono tornate le lucciole,
    le nuvole disegnano,
    le albe spargono brillanti nei prati,
    e per noi
    per quando siamo ardenti e leggeri
    per quando siamo allegri e grati.

    Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio
    per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri
    per la quiete della casa,
    per i bambini che sono nostre divinità domestiche
    per l’anima, perché consola il mio girovagare errante,
    per il respiro che è un bene immenso,
    per il fatto di avere una sorella.

    Insediamenti Frida Kahlo

    Io ringraziare desidero
    per tutti quelli che sono piccoli liberi e limpidi
    per le facce del mondo che sono varie
    per quando la notte si dorme abbracciati
    per quando siamo attenti e innamorati,
    fragili e confusi,
    cercatori indecisi.

    Ringrazio dunque
    per i nostri maestri immensi
    per tutti i baci d’amore,
    e per l’amore che ci rende impavidi.
    Per i nostri morti
    che fanno della morte un luogo abitato,
    e per i nostri vivi, che rendono la vita uno specchio fatato.
    Per i figli,
    col futuro negli occhi,
    perchè su questa terra esiste la musica,
    per la mano destra e la mano sinistra, e il loro intimo accordo
    per i gatti per i cani esseri fraterni carichi di mistero,
    per il silenzio che è la lezione più grande
    per il sole, nostro antenato.

    Ringraziare desidero
    per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi,
    che scrissero già questa poesia,
    per il fatto che questa poesia è inesauribile
    e si confonde con la somma delle creature
    e non arriverà mai all’ultimo verso
    e cambia secondo gli uomini.

    Ringraziare desidero
    per i minuti che precedono il sonno,
    per il sonno e la morte,
    quei due tesori occulti,
    per gli intimi doni che non elenco,
    per la gran potenza d’antico amor
    per amor che muove il sole e l’altre stelle
    e muove tutto, in noi….

    Da Mariangela Gualtieri, Le giovani parole (Einaudi 2015)

    Chiostro scuola Piermarini
  • Lezione di danza di Degas
    arte,  impressionismo,  podcards

    La lezione di danza di Edgar Degas – PODCARD

    La lezione di danza è tra i dipinti più celebri di Edgar Degas. L’artista amante del balletto, realizzò molti dipinti con il medesimo tema, rendendolo uno dei soggetti più fortunati delle sua produzione artistica.

    Grazie ad un amico musicista ebbe l’opportunità di ritrarre le ballerine in una situazione del tutto privilegiata, dietro le quinte, in attesa di esibirsi sul palco dell’Opera di Parigi .

    La lezione di danza fu realizzata proprio in una di queste occasioni.

    La classe di danza 1871
    Prove di balletto sul palco 1874

    La lezione di danza di Edgar Degas

     All’interno di una grande sala prove, dall’atmosfera elegante, un gruppo di ballerine è riunito attorno al maestro, forse Jules Perrot, che con sguardo attento osserva una di loro impegnata nell’esecuzione di una variazione classica.

    Il maestro è poggiato su di un bastone, forse utilizzato per battere il tempo dei passi.

    Le altre ballerine sono disposte in semicerchio e sembrano non prestare attenzione, parlano tra di loro con fare quasi annoiato. 

    Come una foto

    La composizione ha un taglio fotografico. Le linee oblique del parquet accentuano la profondità della sala e rendono la scena dinamica e realistica.

    Nonostante la naturalezza che esprime il dipinto, tutti quei dettagli che ad una prima osservazione possono sembrare marginali irrealtà sono frutto di due mesi di studio .

    Un impressionista insolito

    Degas non rinunciò mai alla ricerca plastica e alla profondità prospettica ma allo stesso tempo come impressionista costruì il colore su giochi di luce per esaltare le figure e renderle più vere e vibranti. 

    Edgar Degas, Lezione di danza 1874
  • attualità

    «Abbiamo fatto un buon lavoro». La storia di Saman Abbas.

    «Abbiamo fatto un buon lavoro». In quale contesto collochereste questa frase? A scuola, in un’azienda, al termine di una partita di calcio o della realizzazione di una mostra. Potrebbe esser detta chiudendo la porta dell’ufficio, il cancello dell’orto o di una fabbrica.

    Le percepiamo come parole colme di un sentimento di realizzazione, pure condiviso.

    Come cambia il valore delle parole. 

    Saman Abbas un buon lavoro

    Saman Abbas, sparita e probabilmente uccisa senza lasciare tracce. «Un buon lavoro». 

    Una giovane donna che stava per ‘disonorare’ la sua famiglia, messa a tacere. «Un buon lavoro».

    Una diciottenne riluttante a un matrimonio imposto, considerata un problema e in quanto tale, risolto. «Un buon lavoro»

    «Abbiamo fatto un buon lavoro» ha scritto lo zio di Saman in un suo sms, riferendosi forse (è ancora tutto da accertare) a quanto fatto alla ragazza, la quale risulta scomparsa da giorni.

    Il male, potrà pure essere banale, ma riesce permeando a cambiare persino colore alle parole, trascinandole giù e ancora giù. Il male e la sua bassezza si insinuano quest’oggi in uno dei termini più nobili spiritualmente ed eticamente fondanti del nostro vivere: il lavoro

    Quel lavoro sul quale si fonda il nostro Stato.

    Quel lavoro nel quale la nostra quotidianità trova valore e significato.

    Quel lavoro che dovrebbe sostenere la vita, realizzarla, mai svilirla o toglierla.